"Oh, jingle bells, jingle bells
Jingle all the way
Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh
Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way
Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh!"
Un'aria natalizia che apre un articolo datato 3 giugno? Certo! Con il Celtic tutto è possibile, e lo si è visto sabato in campo, quando è successo ciò che nemmeno la mente a noi fantasiosamente più ostile avrebbe potuto partorire... Tre pere, come recita il risultato, anzi, tre mele avvelenate che pesano sul groppone in modo particolare, considerando la cerimonialità dell'evento. Si trattava della prima uscita casalinga sul NOSTRO campo, divenuto un gioiello, per lo più tenutasi davanti ad una folta platea, composta da molti tifosi biancoverdi desiderosi di vederci belli e vincenti. (A tal proposito, disquisendo di supporter, mi si conceda un plauso aggiuntivo a quelli avversari, decisamente numerosi quanto le birre sdoganate al chiosco!).
E dire che nel pre-partita e durante la fase di "pseudoriscaldamento" le sensazioni erano buone: non raggianti come il sole puntualmente sbucato a fiaccare la nostra tenuta atletica, ma nemmeno tempestose e tsunamiche come lo sarebbe stata la realtà dei fatti poche ore dopo.
Ma andiamo con ordine: la compagine biancoverde si presenta allo stadio "Pierino Linassi" (forse dovremmo chiamarlo così d'ora in poi...) in perfetto orario, e con diversi elementi di spicco, che rimpinguano l'organico a disposizione di mister Angeli. Alla fine saremo in 16, ma solo perchè il buon Kopper deve alzare bandiera bianca a causa di un'indisposizione dell'ultima ora. Rosa comunque ampia ed eterogenea, e cotanta abbondanza spiazza anche le alchimie tattiche dell'allenatore, abituato a recitare la formazione a memoria dopo le anoressiche presenze della scorsa stagione. L'undici titolare si compone così dei seguenti funamboli: Del Fabro fra i pali, il giocoliere Gardel ed il tenebroso acciaccato Filippi nel ruolo di terzini, Uafa centrale e davanti a lui Revelant, detto Noviç. Sulla fascia destra un paperett... ops, erano le scarpe arancione (pardon!)... Sandro, dall'altra leggermente più accentrato Walter (detto Uolter) di Gaspero, mentre nel mezzo campeggiano la Bmw di Zuliani e la folta chioma di Max Pirlo detto Barnaba, o Max Barnaba detto Pirlo, fate voi. Davanti la coppia Perinu - Linassi, con il magna(n)te sardo volenteroso di ben figurare davanti ai suoi sottoposti, e l'ariete di Campolaro pronto a incornare l'estremo difensore avversario. In panchina siedono lo stantuffo Aldo, l'eclettico Vidigal, il Chicca, l'oriundo Stefano da Cassacco e il mitico Mr. "cji conti une storie", alias Sandro!
Si parte, e la gara non sembra avviarsi su malefici binari: ci muoviamo abbastanza bene e tessiamo buone trame, a dispetto dell'erba alta (!!!). La fase di studio si protrae senza grossi pericoli per entrambe le compagini, ma serpeggia fra di noi la consapevolezza di poter dire la nostra. Ed è così che si sviluppano due interessanti iniziative, sulle quali non siamo però abbastanza cinici (o fortunati?). Fatto sta che ci vorrebbe un fulmine a ciel sereno per incupire il nostro fin lì abbastanza soleggiato pomeriggio... E così, dai 30° di giugno si passa al rigido ma festaiolo inverno, quello in cui i bimbi aspettano Babbo Natale e gli adulti dicono di essere più buoni... Noi, da adulti coerenti, non possiamo deludere i bimbi di Preone, ed è così che un cross debole e senza pretese proveniente dalla destra si trasforma in una perfida sorpresa per Andrea, che prima intercetta ma poi non trattiene la sfera, rialimentando le oramai sopite speranze dell'attaccante avversario, lesto a ribadire in rete la palla dopo un pallido tentativo biancoverde di rimediare all'errore commesso.
Eh vabbè, succede a tutti, chi non commette uno sbaglio? Fossimo perfetti non giocheremmo nella prima categoria del Carnico Amatori. Nessun dramma dunque, anche perchè sarebbe stupido farne, con molti minuti di gara davanti (è da poco trascorso il 20') e tanta fiducia di rimontare.
Proviamo a rifarci avanti, torniamo ad organizzarci ma qualcosa specie lì nel mezzo non funziona: mancano i giusti ritmi e siamo lunghi quando dovremmo invece accorciare. Intanto, la mediana diventa terra di conquista per il più dotato fra i centrocampisti avversari, che privo di un'adeguata marcatura fa il bello e il cattivo tempo. Gran parte dei pericoli derivano dai suoi lanci, dovuti alla libertà di cui gode, ma sembra che nessuno abbia voglia di arginarlo. Così, in questo frangente di oggettivo contenimento da parte nostra, quando eravamo anche riusciti a sfiorare il pareggio con Simone, veniamo nuovamente puniti. E di nuovo rivestiamo i panni di Santa Claus, anche se in modo più sfumato: un lancio abbastanza innocuo diretto al limite dell'area viene trasformato a causa di un'incomprensione nel migliore degli assist per gli avversari: Andrea questa volta fa il possibile, chiude bene la porta ma purtroppo la conclusione è precisa ed il pallone si infila in fondo al sacco per la seconda volta. E dire che quel Nike T-90 così tanto atteso e coccolato dal sottoscritto avrebbe meritato ben altra sorte...
Riepilogo: 0-2, davanti al nostro pubblico e dopo aver praticamente vissuto per 20 giorni al campo con l'obiettivo di rendere qualsiasi dettaglio operativo entro il fatidico giorno! Che palle! Tuttavia, al di là del catastrofismo e del solito abbattimento correlato all'apparato testicolare, nulla è perduto!
Basta tornare indietro di 7 giorni per ricordarsi che in quel frangente si stava pure peggio: sotto di 2 reti ma con nemmeno 30 minuti per recuperare. Ci riuscimmo. Perchè non fare il bis? E' con questo proposito che la maggior parte dei celtici rientra il campo dopo aver riordinato le idee e ricaricato (per quanto possibile!) le batterie. Intanto Marco compie i giusti avvicendamenti e fanno così il loro ingresso in campo il Vidigal, l'ottimo Aldo (fra i migliori a fine partita) e Stefano l'oriundo, rispettivamente al posto di Sandro (detto El Pato di Campolaro, ma solo per le scarpe!), di Alexander, che aveva iniziato la gara con un ginocchio ballerino, e del presidente isolano Perinu, provato da un primo tempo nel quale la sua pignoleria tattica (?!?!?!?!) lo aveva portato a calarsi nel girone infernale del centrocampo.
Cavoli... non partiamo mica male! Gli avversari non hanno grosse pretese, specie con 2 reti di vantaggio, mentre noi cerchiamo in modo convinto il goal che potrebbe riaprire la gara. Sono 10 minuti di passione nei quali, seppur a volte in modo poco coordinato, le azioni che creiamo ci portano sempre e solo a sfiorare l'illusione della rimonta. 10 minuti di passione abbiamo detto, perchè nei pressi dell'11' la neve torna a scendere sulle nostre teste, mentre la dolce (per gli altri) melodia natalizia riprende ad infestare le nostre orecchie, Le renne del simpatico e canuto dispensatore di regali si riaffacciano nell'azzurro cielo chiusafortino, ammaliate dal canto del buon Vidigal, che nel tentativo di anticipare un avversario deposita con coordinazione "karateistika" la sfera alle spalle di Andrea. Il nostro numero 1, spiazzato dall'acrobatico intervento, tenta il possibile per evitare almeno la terza beffa. Nulla da fare, il Natale quando arriva arriva, come diceva qualcuno in Tv, e dunque giunge pure la terza perla, sulla quale si spengono le velleità di rimonta dei biancoverdi, ormai impegnati a giungere in fondo al match almeno vivi. Marco prova a dare un nuovo volto alla squadra con gli ingressi di Cristian e del maratoneta Sandro, ma la mazzata è davvero di quelle colossali, e i minuti rimanenti (sempre troppo lunghi quando non occorre...) servono solo a produrre gioco sfilacciato e abbastanza confusionario, tipico di chi non ha più idee, nè forse voglia di farsene venire di fronte ad un fato così avverso. In questo calderone surreale, merita una menzione la serpentina di Simone al 25', quando il nostro puntero partendo da centrocampo decide di bersi tre avversari, ma decide anche che basta così, e, complice la stanchezza, spara a lato da buona posizione. E' l'ultimo tentativo per combinare qualcosa di buono. Gli ultimi minuti sono di sofferenza, con le squadre lunghe (più la nostra ad essere sinceri) e Andrea davvero superlativo a rendere lo score meno severo, con due interventi di pregevole fattura, che pareggiano la distrazione occorsa nel primo tempo.
Il fischio dell'arbitro è una liberazione, un sibilo nell'aria che sancisce la fine di uno spettacolo di beneficenza perfettamente interpretato dalla nostra squadra. Dispiace sempre perdere, dispiace di più quando ripercorri mentalmente la gara in modo oggettivo e pur sembrando un'eresia (perchè ne hai presi 3) pensi... "la potevamo almeno pareggiare". Poi queste elucubrazioni si offuscano, specie se al chiosco accantoni le frasi ipotetiche ed afferri una ben più reale birra, con la paura che finisca pure quella, visto la grande sete che pare aver colpito tutti gli avventori.
E' andata così, prendiamone atto e rimbocchiamoci le mani in vista del prossimo sabato, quando andremo a far visita alla prima in classifica, una squadra solida che pare non nascondere le proprie legittime ambizioni di alta classifica. Faremo la nostra partita, e se non c'è un male che non sia un bene, forse la batosta subita in casa ci servirà a giocare il prossimo match con maggior rabbia ed umiltà, doti sempre necessarie quando si scende in campo. Ma forse la cosa più importante sarà controllare il calendario: a Terzo non si sono mai vestiti da Babbo Natale, vediamo di non rifarlo noi, altrimenti per il Celtic ci sarebbe soltanto molto, ma molto carbone!
Jingle all the way
Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh
Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way
Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh!"
Un'aria natalizia che apre un articolo datato 3 giugno? Certo! Con il Celtic tutto è possibile, e lo si è visto sabato in campo, quando è successo ciò che nemmeno la mente a noi fantasiosamente più ostile avrebbe potuto partorire... Tre pere, come recita il risultato, anzi, tre mele avvelenate che pesano sul groppone in modo particolare, considerando la cerimonialità dell'evento. Si trattava della prima uscita casalinga sul NOSTRO campo, divenuto un gioiello, per lo più tenutasi davanti ad una folta platea, composta da molti tifosi biancoverdi desiderosi di vederci belli e vincenti. (A tal proposito, disquisendo di supporter, mi si conceda un plauso aggiuntivo a quelli avversari, decisamente numerosi quanto le birre sdoganate al chiosco!).
E dire che nel pre-partita e durante la fase di "pseudoriscaldamento" le sensazioni erano buone: non raggianti come il sole puntualmente sbucato a fiaccare la nostra tenuta atletica, ma nemmeno tempestose e tsunamiche come lo sarebbe stata la realtà dei fatti poche ore dopo.
Ma andiamo con ordine: la compagine biancoverde si presenta allo stadio "Pierino Linassi" (forse dovremmo chiamarlo così d'ora in poi...) in perfetto orario, e con diversi elementi di spicco, che rimpinguano l'organico a disposizione di mister Angeli. Alla fine saremo in 16, ma solo perchè il buon Kopper deve alzare bandiera bianca a causa di un'indisposizione dell'ultima ora. Rosa comunque ampia ed eterogenea, e cotanta abbondanza spiazza anche le alchimie tattiche dell'allenatore, abituato a recitare la formazione a memoria dopo le anoressiche presenze della scorsa stagione. L'undici titolare si compone così dei seguenti funamboli: Del Fabro fra i pali, il giocoliere Gardel ed il tenebroso acciaccato Filippi nel ruolo di terzini, Uafa centrale e davanti a lui Revelant, detto Noviç. Sulla fascia destra un paperett... ops, erano le scarpe arancione (pardon!)... Sandro, dall'altra leggermente più accentrato Walter (detto Uolter) di Gaspero, mentre nel mezzo campeggiano la Bmw di Zuliani e la folta chioma di Max Pirlo detto Barnaba, o Max Barnaba detto Pirlo, fate voi. Davanti la coppia Perinu - Linassi, con il magna(n)te sardo volenteroso di ben figurare davanti ai suoi sottoposti, e l'ariete di Campolaro pronto a incornare l'estremo difensore avversario. In panchina siedono lo stantuffo Aldo, l'eclettico Vidigal, il Chicca, l'oriundo Stefano da Cassacco e il mitico Mr. "cji conti une storie", alias Sandro!
Si parte, e la gara non sembra avviarsi su malefici binari: ci muoviamo abbastanza bene e tessiamo buone trame, a dispetto dell'erba alta (!!!). La fase di studio si protrae senza grossi pericoli per entrambe le compagini, ma serpeggia fra di noi la consapevolezza di poter dire la nostra. Ed è così che si sviluppano due interessanti iniziative, sulle quali non siamo però abbastanza cinici (o fortunati?). Fatto sta che ci vorrebbe un fulmine a ciel sereno per incupire il nostro fin lì abbastanza soleggiato pomeriggio... E così, dai 30° di giugno si passa al rigido ma festaiolo inverno, quello in cui i bimbi aspettano Babbo Natale e gli adulti dicono di essere più buoni... Noi, da adulti coerenti, non possiamo deludere i bimbi di Preone, ed è così che un cross debole e senza pretese proveniente dalla destra si trasforma in una perfida sorpresa per Andrea, che prima intercetta ma poi non trattiene la sfera, rialimentando le oramai sopite speranze dell'attaccante avversario, lesto a ribadire in rete la palla dopo un pallido tentativo biancoverde di rimediare all'errore commesso.
Eh vabbè, succede a tutti, chi non commette uno sbaglio? Fossimo perfetti non giocheremmo nella prima categoria del Carnico Amatori. Nessun dramma dunque, anche perchè sarebbe stupido farne, con molti minuti di gara davanti (è da poco trascorso il 20') e tanta fiducia di rimontare.
Proviamo a rifarci avanti, torniamo ad organizzarci ma qualcosa specie lì nel mezzo non funziona: mancano i giusti ritmi e siamo lunghi quando dovremmo invece accorciare. Intanto, la mediana diventa terra di conquista per il più dotato fra i centrocampisti avversari, che privo di un'adeguata marcatura fa il bello e il cattivo tempo. Gran parte dei pericoli derivano dai suoi lanci, dovuti alla libertà di cui gode, ma sembra che nessuno abbia voglia di arginarlo. Così, in questo frangente di oggettivo contenimento da parte nostra, quando eravamo anche riusciti a sfiorare il pareggio con Simone, veniamo nuovamente puniti. E di nuovo rivestiamo i panni di Santa Claus, anche se in modo più sfumato: un lancio abbastanza innocuo diretto al limite dell'area viene trasformato a causa di un'incomprensione nel migliore degli assist per gli avversari: Andrea questa volta fa il possibile, chiude bene la porta ma purtroppo la conclusione è precisa ed il pallone si infila in fondo al sacco per la seconda volta. E dire che quel Nike T-90 così tanto atteso e coccolato dal sottoscritto avrebbe meritato ben altra sorte...
Riepilogo: 0-2, davanti al nostro pubblico e dopo aver praticamente vissuto per 20 giorni al campo con l'obiettivo di rendere qualsiasi dettaglio operativo entro il fatidico giorno! Che palle! Tuttavia, al di là del catastrofismo e del solito abbattimento correlato all'apparato testicolare, nulla è perduto!
I giocatori del Celtic nella riunione tecnica che ha preceduto la partita.
Basta tornare indietro di 7 giorni per ricordarsi che in quel frangente si stava pure peggio: sotto di 2 reti ma con nemmeno 30 minuti per recuperare. Ci riuscimmo. Perchè non fare il bis? E' con questo proposito che la maggior parte dei celtici rientra il campo dopo aver riordinato le idee e ricaricato (per quanto possibile!) le batterie. Intanto Marco compie i giusti avvicendamenti e fanno così il loro ingresso in campo il Vidigal, l'ottimo Aldo (fra i migliori a fine partita) e Stefano l'oriundo, rispettivamente al posto di Sandro (detto El Pato di Campolaro, ma solo per le scarpe!), di Alexander, che aveva iniziato la gara con un ginocchio ballerino, e del presidente isolano Perinu, provato da un primo tempo nel quale la sua pignoleria tattica (?!?!?!?!) lo aveva portato a calarsi nel girone infernale del centrocampo.
Cavoli... non partiamo mica male! Gli avversari non hanno grosse pretese, specie con 2 reti di vantaggio, mentre noi cerchiamo in modo convinto il goal che potrebbe riaprire la gara. Sono 10 minuti di passione nei quali, seppur a volte in modo poco coordinato, le azioni che creiamo ci portano sempre e solo a sfiorare l'illusione della rimonta. 10 minuti di passione abbiamo detto, perchè nei pressi dell'11' la neve torna a scendere sulle nostre teste, mentre la dolce (per gli altri) melodia natalizia riprende ad infestare le nostre orecchie, Le renne del simpatico e canuto dispensatore di regali si riaffacciano nell'azzurro cielo chiusafortino, ammaliate dal canto del buon Vidigal, che nel tentativo di anticipare un avversario deposita con coordinazione "karateistika" la sfera alle spalle di Andrea. Il nostro numero 1, spiazzato dall'acrobatico intervento, tenta il possibile per evitare almeno la terza beffa. Nulla da fare, il Natale quando arriva arriva, come diceva qualcuno in Tv, e dunque giunge pure la terza perla, sulla quale si spengono le velleità di rimonta dei biancoverdi, ormai impegnati a giungere in fondo al match almeno vivi. Marco prova a dare un nuovo volto alla squadra con gli ingressi di Cristian e del maratoneta Sandro, ma la mazzata è davvero di quelle colossali, e i minuti rimanenti (sempre troppo lunghi quando non occorre...) servono solo a produrre gioco sfilacciato e abbastanza confusionario, tipico di chi non ha più idee, nè forse voglia di farsene venire di fronte ad un fato così avverso. In questo calderone surreale, merita una menzione la serpentina di Simone al 25', quando il nostro puntero partendo da centrocampo decide di bersi tre avversari, ma decide anche che basta così, e, complice la stanchezza, spara a lato da buona posizione. E' l'ultimo tentativo per combinare qualcosa di buono. Gli ultimi minuti sono di sofferenza, con le squadre lunghe (più la nostra ad essere sinceri) e Andrea davvero superlativo a rendere lo score meno severo, con due interventi di pregevole fattura, che pareggiano la distrazione occorsa nel primo tempo.
Il fischio dell'arbitro è una liberazione, un sibilo nell'aria che sancisce la fine di uno spettacolo di beneficenza perfettamente interpretato dalla nostra squadra. Dispiace sempre perdere, dispiace di più quando ripercorri mentalmente la gara in modo oggettivo e pur sembrando un'eresia (perchè ne hai presi 3) pensi... "la potevamo almeno pareggiare". Poi queste elucubrazioni si offuscano, specie se al chiosco accantoni le frasi ipotetiche ed afferri una ben più reale birra, con la paura che finisca pure quella, visto la grande sete che pare aver colpito tutti gli avventori.
E' andata così, prendiamone atto e rimbocchiamoci le mani in vista del prossimo sabato, quando andremo a far visita alla prima in classifica, una squadra solida che pare non nascondere le proprie legittime ambizioni di alta classifica. Faremo la nostra partita, e se non c'è un male che non sia un bene, forse la batosta subita in casa ci servirà a giocare il prossimo match con maggior rabbia ed umiltà, doti sempre necessarie quando si scende in campo. Ma forse la cosa più importante sarà controllare il calendario: a Terzo non si sono mai vestiti da Babbo Natale, vediamo di non rifarlo noi, altrimenti per il Celtic ci sarebbe soltanto molto, ma molto carbone!
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